Coriandoli, bachi da seta e palline di gesso
Aggiornamento: 31 mar 2020
A Milano è appena finito il Carnevale, o meglio non è neppure cominciato perchè grazie al neonato Coronavirus più che maschere abbiamo visto mascherine.

Comunque vi racconto la storia, anzi le due storie che circolano sulla nascita dei coriandoli, che hanno a che fare con confetti e petali di rosa da una parte, con i bachi da seta dall'altra.
Con un quattordicenne squattrinato e un ingegnere illuminato.
Ebbero la stessa idea a un anno di distanza, nel 1875 e 76.
Il primo era un ragazzetto triestino che si chiamava Ettore Fenderl.
Ai tempi durante il Carnevale si usava lanciare sul corteo petali di rose, uova, monete o confetti contenenti semi di coriandolo, e per questo chiamati coriandoli. Esisteva poi una versione povera per chi non poteva permetterseli, ed erano i "coriandoli di gesso", detti "benis de gess" . C'era poi chi non poteva permettersi neppure quelli, e uno di questi era proprio Ettore, che decise di ritagliare tanti triangolini di carta e lanciarli dalla finestra di casa sua. Detto che a mio avviso fosse più piacevole ricevere in testa una manciata di pezzetti di carta che una di palline di gesso (figuriamoci le uova), il gesto non fu apprezzato dalle dame mascherate in quanto i triangolini si infilavano nelle maestose acconciature, e il sacchetto fu sequestrato dalla polizia.
Il secondo era un signore che si ritrovava costantemente fra le mani migliaia di dischetti di carta che avanzavano dalla foratura dei fogli che venivano utilizzati per lettiere dei bachi da seta.
E li commercializzò, inventando anche le stelle filanti.
